
Story
Post basso
Due mondi, due passioni da sempre nella mia vita: il basket e il giornalismo. Ho iniziato a giocare a 4 anni, tutta la trafila dai pulcini alla prima squadra, ogni settimana 5 allenamenti e 2 partite. Mai pensato al professionismo, a 17 anni già allenavo gli allievi, a 19 ho smesso per dedicarmi completamente allo studio, inseguendo il sogno di fare il giornalista sportivo.
Ho sempre sentito la spinta a formarmi una cultura in autonomia, studiando da solo soprattutto la storia e le lingue, inglese e spagnolo ma anche tedesco, di cui ho fatto pratica lavorando in un rifugio in Alto Adige.
Il piacere della ricerca l’ho scoperto già con la tesi di liceo, la lingua e l'immagine nei mass-media, dalla Marilyn di Warhol ai Bastardi Senza Gloria di Tarantino passando per la simbologia dell'Olympia della Riefenstahl.
Al primo anno d'università, il professore di tecniche del giornalismo mi suggerisce BasketUniverso, testata online creata da appassionati e divenuta negli anni sempre più autorevole. Ricordo l'emozione del mio primo articolo e della prima partita con l'accredito in tribuna stampa al Forum, Olimpia - Maccabi di Eurolega, con la possibilità d'intervistare Ettore Messina, l’unico coach italiano ad aver vinto un anello NBA.
Poi la tesi di laurea triennale: “Nascita e primi passi della pagina sportiva de «l'Unità» (1946-1954)”, 10 mesi di ricerca d’archivio, tematiche inedite come gli eventi sportivi dei paesi del blocco comunista e le prime cronache sullo sport femminile.
Con alcuni compagni di corso apriamo un blog sul quale scrivo soprattutto di sport. Infine la mia tesi magistrale sul dibattito sviluppato da l'Unità negli anni del cosiddetto “Compromesso Storico”. Vedere il mio lavoro pubblicato in un volume oggi consultabile nella Casa della Memoria di Milano è una soddisfazione che porterò sempre con me.
Preso atto dell'impossibilità di fare il giornalista, allargo i miei orizzonti e per lo stage curricolare scelgo un'agenzia dove inizio a lavorare come social media manager. Da lì arrivo a Multi e al mio primo contratto di lavoro. Oggi incontro i clienti, preparo la strategia, stilo il piano editoriale, scrivo i testi dei post, seguo la reportistica e rispondo alle urgenze.
Il mio compromesso storico personale per ora funziona, lavorare mi permette di vivere e coltivare i miei progetti: oltre al sogno di fare il giornalista sportivo, c'è l'idea di creare un corso universitario di Storia del Giornalismo Sportivo, che in Italia ancora non esiste.
Certe notti prima di addormentarmi faccio viaggi immaginari in mondi fantastici dove piovono parole, visioni, illuminazioni, slogan, performance e installazioni. Alcune me le segno, altre me le sogno. Le parole sono forme vive, multi funzione: armi d'attacco, ma anche di difesa.
Nel basket lo schema più classico si chiama post basso, nei social network c'è il post fissato in alto. L'obiettivo è lo stesso: giocarsela al meglio, con un bel post.