
Story
Post basso
Due mondi, due passioni da sempre nella mia vita: il basket e il giornalismo. Ho iniziato a giocare a 4 anni, tutta la trafila dai pulcini alla prima squadra, ogni settimana 5 allenamenti e 2 partite. Mai pensato al professionismo, a 17 anni già allenavo gli allievi, a 19 ho smesso per dedicarmi completamente allo studio, inseguendo il sogno di fare il giornalista sportivo.
Ho sempre sentito la spinta a formarmi una cultura in autonomia, studiando molto da solo, al di là del liceo e dell'università, soprattutto la storia e le lingue: inglese, spagnolo e tedesco.
A 16 anni ho anche provato anche l’esperienza di lavorare in rifugio, in Alto Adige, per allenare l’orecchio all’accento teutonico.
Il piacere della ricerca l’ho scoperto già con la tesi di liceo, la lingua e l'immagine nei mass-media, dalla Marilyn di Warhol fino ai Bastardi Senza Gloria di Tarantino, passando per la simbologia dell'Olympia della Riefenstahl.
Al primo anno d'università, il professore di tecniche del giornalismo mi suggerisce BasketUniverso, testata online di pallacanestro creata da appassionati e divenuta con gli anni sempre più autorevole. Il 10 febbraio 2019 scrivo il mio primo articolo, e pochi giorni dopo sono al Forum. Ricordo l'emozione della prima partita con l'accredito in tribuna stampa, Olimpia Milano - Maccabi Tel Aviv, regular season di Eurolega, con la possibilità d'intervistare a caldo un personaggio del livello di Ettore Messina, l’unico coach italiano ad aver vinto un anello NBA.
Poi la tesi di laurea triennale, sempre con in mente quel sogno: “Nascita e primi passi della pagina sportiva de «l'Unità» (1946-1954)”, 10 mesi di ricerca d’archivio per capire come il giornale fondato da Antonio Gramsci trattasse lo sport con tematiche inedite come gli eventi sportivi dei paesi del blocco comunista e le prime cronache dedicate allo sport femminile.
In magistrale provo a prendere l’iniziativa, e con alcuni compagni di corso apriamo un blog in cui scriviamo articoli di ogni genere, io ovviamente mi occupo soprattutto di sport. Infine, dedico la mia tesi al dibattito politico-intellettuale nella pagine de l'Unità negli anni del cosiddetto “Compromesso Storico”, l'intesa DC-PCI a lungo elaborata (1973-1978) e vanificata a un passo dalla meta a causa del sequestro Moro. Vedere il mio lavoro pubblicato in un volume oggi consultabile nella sede della Casa della Memoria di Milano (Biblioteca dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, in Piazza Gae Aulenti) è stata una soddisfazione che porterò sempre con me.
Preso tristemente atto dell'impossibilità di fare il giornalista - solo per la retta della scuola dovrei scrivere 1000 cartelle al mese, più altre 1000 per guadagnarmi da vivere - allargo i miei orizzonti e per il mio stage curricolare scelgo un'agenzia. Qui inizio a lavorare come social media manager, parentesi che mi ha poi portato all'ingresso nel mondo Multi e al mio primo contratto di lavoro. Oggi incontro i clienti, preparo la strategia, stilo il piano editoriale, scrivo i testi dei post, seguo la reportistica e rispondo alle urgenze.
Il mio compromesso storico personale per ora funziona, lavorare mi permette di vivere e quindi anche di coltivare i miei mille progetti. Il sogno di fare il giornalista sportivo è sempre nel cassetto, non l’ho certo dimenticato. Nel frattempo, è anche nata l'idea di creare un corso universitario di Storia del Giornalismo Sportivo, materia che in Italia ancora non esiste.
Certe notti prima di addormentarmi faccio viaggi immaginari in mondi fantastici dove piovono parole, visioni, illuminazioni, slogan, performance e installazioni. Alcune me le segno, altre me le sogno. Le parole sono per me forme vive, multi funzione: possono essere armi d'attacco, ma anche di difesa.
Nel basket lo schema più classico per un centro come me si chiama post basso, nei social network il post fissato in alto è una tattica d'avanscoperta. L'obiettivo, però, è sempre lo stesso: giocarsela al meglio, con un bel post.