Antonio Noventa
Story
Idee con i numeri
Sono nato e cresciuto a Milano negli anni 80.
Ho studiato all’istituto d’arte di Monza. Quando mi sono diplomato conoscevo tutto della camera oscura, ma non sapevo cosa fosse un computer. La scuola aveva il laboratorio di informatica, una stanza con dentro un computer, tutti sapevano che c’era, ma nessuno era mai entrato. Non aprite quella porta, me la sogno ancora adesso. Quella porta la aprii solo durante i tre anni successivi, mentre seguivo corsi serali di computer grafica.
A Bergamo sono arrivato nel 1998. Avevo 18 anni, era la prima volta, me ne sono subito innamorato. Ho cominciato a lavorare dall’alba al tramonto, sentivo di essere bergamasco dentro, di esserlo sempre stato. Ho passato al setaccio tutta Bergamo centro, porta a porta, vendendo spazi pubblicitari per Seat pagine gialle. Poi ho capito che la mia abilità era nel creare gli spazi, non solo nel venderli.
Era il 1999, sono passati 24 anni e cambiate tante cose. Oggi dalle finestre degli uffici vedo quelle strade, quei marciapiedi che allora macinavo da venditore e mi rendo conto che quella disposizione verso qualcosa che possa essere venduto è ciò che mi connota ancora oggi.
Per il resto, tutto quello che so sulla comunicazione l’ho imparato lavorando sul campo. Dalla vendita degli spazi sono passato alla tipografia, poi l’immersione nel mondo digitale. Internet era la rivoluzione, studiavo di notte, capivo di dover imparare a vendere anche me stesso. Collaborazioni con agenzie, lavori importanti. Nel 2006 l’allestimento digitale del museo della Rocca di Bergamo. Nel 2007 sono art director di un'agenzia specializzata in clienti operanti nel settore interior design. Minimalismo, “less is more”, ma finalizzato alla vendita.
Ruoli, settori e target diversi, sempre entrando in punta di piedi. Free lance, consulente, partita iva, dipendente, creativo, account, manager. E poi anche socio e imprenditore, quando fondo una nuova agenzia. Dieci anni di crescita, lavori, successi. Poi visioni divergenti, e si preferisce dividersi.
Nuovo inizio, entro nel mondo gdo e food. Coordino le attività di comunicazione per clienti come Despar e dirigo inoltre il progetto di rebranding per Latteria Soresina, ideando e coordinando la strategia creativa e gli sviluppi dal packaging design sino al lancio della nuova immagine attraverso media tradizionali e digitali: un successo nazionale, caso di studio universitario.
Mi dicono che avrei potuto fare il copy. Forse avrei voluto. Colleziono macchine da scrivere.
Amo l’opera e da anni studio da tenore lirico. Vivo per tutto ciò che è arte, in ogni sua forma, purché sa frutto d’ingegno e maestria. Anche quella pubblicitaria è un’arte, soprattutto se efficace. Ma oggi non bastano più le idee e le parole, servono anche i numeri. Lo scenario è sempre più competitivo, occorre un supporto strategico per legare le idee con i numeri.
Nella querelle quotidiana creativi/account rivedo l’eterno dualismo cuochi/camerieri. Tra chi è in cucina e chi sta in sala c’è tensione, scintille, sei sempre sul filo del corto circuito. Io sono l’anello di congiunzione, il mixer, il medium, il trasformatore. Con quelle due certezze della vecchia scuola: 1) se vende, funziona; 2) se non si può, pensiamo a come si potrebbe.
Andare in profondità, immedesimarsi, è questo che ti dà una marcia in più. Sentire la forza di un’idea, l’anima del prodotto, i bisogni, il desiderio delle persone, del cliente. Avere umiltà, capire le potenzialità, far crescere. Mettersi a disposizione, come si fa con i figli. Indicarti la via e stare dietro a sostenerti. C’è una recensione sulla mia bacheca, dice che ho la capacità di accudire clienti, lavori e progetti come fossero miei figli.
Essendo un papà, mi ha fatto molto piacere.