Storia di Shpresa
raccontata da sé stessa

08. IL CORAGGIO DEI MIEI UOMINI

Mio padre.
Aveva vent’anni e un grembiule da pasticcere.
Uscì dal laboratorio e vide il mare e il cielo oscurati da centinaia di navi e aerei. In poche ore centomila camicie nere occuparono la città e tutto il paese. Poi vennero i tedeschi, e iniziò il terrore. Allora mio padre si tolse il grembiule, prese la via dei boschi ed entrò nella resistenza. Divenne comandante partigiano, commissario politico, colonnello, generale. Guidò la liberazione di Tirana, di Pec, del Kosovo e di Mitrovica.
Pochi sanno che l’Albania fu l’unico paese europeo a non consegnare gli ebrei ai nazisti. Per il mio popolo l’ospitalità è sacra, e l’ospite va protetto a costo della vita. Einstein scrisse “razza umana” sul suo passaporto, ma fu la “cittadinanza albanese” a permettergli di emigrare e di salvarsi dai campi di sterminio.
Alla fine della guerra, mio padre era un eroe nazionale.
Nel nuovo regime comunista, divenne un alto funzionario del ministero della difesa. Andò a Mosca, frequentò l’Accademia Militare Vorosilov, conobbe Stalin e al ritorno in patria divenne vice-ministro della difesa.
Ma quella che era nata come una sfida, “il comunismo in un solo paese”, si tramutò giorno dopo giorno in una dittatura ossessionata e paranoica.
Nel 1974 furono arrestati i ministri della cultura e dell’istruzione, poco dopo mio anche padre con l’accusa di alto tradimento, e condannato a morte. Vide fucilare i suoi tre colleghi-amici ministri di economia, industria e agricoltura. Poi gli dissero che la sua pena era stata commutata nel carcere duro a vita.
Tutti i nostri beni confiscati. Mia madre, le mie sorelle ed io fummo mandate al confino in un piccolo paese. Avevo 18 anni, avrei voluto studiare lingue straniere o pedagogia. Mi fu tolto il diritto allo studio. Fui assegnata a lavorare in fabbrica come operaia per essere “rieducata”. Nessuno ci rivolgeva la parola. Era come non esistessimo.

Mio marito.
L’uomo più prestante, gioviale, capace e generoso del villaggio si innamorò di me il primo giorno che mi vide. Voleva sposarmi! Frequentare persone come noi, “nemiche del popolo”, poteva costargli carissimo.
Sei pazzo, gli dicevo.
Dieci anni dopo il destino ci ha fatti di nuovo incontrare. E di nuovo mi ha chiesto: vuoi sposarmi? Ci sposammo nel 1984. Due figli piccoli, e tutti i nostri risparmi per costruire una piccola casa, mentre mio padre dalla prigione anno dopo anno scriveva migliaia di lettere al governo finché nel 1990, come un castello di carte, il regime crollò su se stesso. Giorni di caos e violenze. Si sparava per le strade, le fabbriche chiuse, una folla disperata assaltava le ambasciate e i porti per fuggire. Ai confini l’esercito mitragliava i fuggiaschi, e poi esibiva i cadaveri come trofei sui cofani dei camion. Dobbiamo andarcene, diceva mio marito. Oggi, stanotte.
Ma io non potevo. C’era mio padre in una prigione del regime. Poteva essere liberato, ma anche essere ucciso, nel vortice di vendetta di quei momenti di caos.

Mio figlio.
Aveva cinque anni, mio figlio, in quei giorni drammatici. Conservo ancora il suo primo tema in italiano: “Era mezzogiorno. Mio papà doveva tornare a casa. Ma non c’era. Avevo chiesto al papà di un mio amico dove era mio padre, lui mi disse che era andato al traghetto per andare in Italia. Io non ci credevo, mio papà non poteva lasciarci soli. Sono andato di corsa dalla mamma, e gli raccontai tutto. Eravamo molto tristi, mia sorella rideva perché era troppo piccola e non capiva. Mia mamma decise che quella sera stessa dovevamo andare al porto a fermarli. Arrivati al porto c’era molta gente e moltissimi poliziotti. Io e mia mamma urlavamo, ma lui non ci sentiva. Io mi misi a piangere e anche la mamma, e mia sorellina vedendoci piangere pianse anche lei. Il traghetto partì. Noi eravamo molto tristi. Quando gli telefonavamo io nel parlare con lui piangevo sempre ed ero molto triste. Ma poi finalmente anche noi siamo venuti qui in Italia, e incontrando mio padre ci abbracciammo piangendo. E la mia tristezza passò.”

Questo è il coraggio dei miei uomini.
Il coraggio di mio figlio nello scrivere questo tema in una nuova lingua in un nuovo paese. Il coraggio di mio marito nel salire su quel traghetto senza di noi, ma per noi. Il coraggio di mio padre nel non impazzire in prigione. E anche io, con il marito emigrato, il padre in prigione, sola con due figli piccoli, ho dovuto trovare il coraggio. Tutti dobbiamo avere coraggio. Questa è la lezione. Per due anni abbiamo vissuto un romanzo (lo dico oggi!) di speranze, paure, colpi di scena, tentativi. La sera con i bambini facevamo la coda in posta per parlare qualche minuto al telefono con papà. Lui intanto con la sua capacità lavorativa stava costruendo il nostro nuovo nido, la nostra nuova vita. Come eravamo uniti, anche se distanti. Finalmente, nel 1991, mio padre è stato liberato, e nel 1992 abbiamo raggiunto mio marito in Italia.
Arrivata in Italia io ho fatto le pulizie, la lavapiatti. Nei ritagli di tempo studiavo pedagogia. Poi dieci anni fa ho incontrato Giovanna Ricuperati, donna e imprenditore speciale. Cercava una persona che si potesse occupare della sua casa e delle sue tre figlie. Ci siamo intese subito. E così alla fine sono diventata una tata-governante, come quelle dei film. “Un angelo custode” dice Giovanna. Quest’anno la sua azienda, MULTI, festeggia 25 anni di attività. Il coraggio è la parola chiave scelta per raccontare le storie delle persone che hanno preso parte alla storia MULTI. Mi ha chiesto di raccontare questa mia storia, anche se non è una storia d’impresa, ma di vita.
Sono passati più di vent’anni. I miei figli sono diventati grandi, hanno studiato, viaggiato, trovato lavoro. Mio marito è ancora innamorato di me, e i suoi datori di lavoro sono ancora innamorati di lui. Mio padre è stato pienamente riabilitato ed è diventato la “memoria storica vivente” albanese: ad Aprile di quest’anno ha compiuto 100 anni e la presidenza della repubblica gli ha riservato grandi festeggiamenti di stato.
Mai lasciarsi andare. La vita è una cosa meravigliosa.

MULTI
#coraggiodavendere

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