Nr. 35 | Dicembre 2023

Sono solo parole

7' di lettura

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Prestate, scambiate, temute, distorte o celebrate che siano, le parole non sono mai “solo parole”. Le parole modificano la nostra percezione della realtà, plasmano le nostre idee e regolano i nostri rapporti con gli altri. Lo descrive bene George Orwell in 1984, mostrandoci una delle misure più repressive del regime del Grande Fratello: tagliare drasticamente le voci del vocabolario per limitare le possibilità di esprimere pensiero critico.

Le battaglie per la parità di genere, oggi, si combattono partendo anche dalle parole: sindaca, architetta, magistrata, ministra, medica… Non solo una questione di semantica, ma un cambio di paradigma. E se a sentirli questi termini “sembrano strani”, è perché è lì che si annida il retaggio culturale.

Le parole sono uno strumento potente, che l’evoluzione della lingua italiana, in mancanza di una forma neutra, ha reso prettamente maschile: “benvenuti” non è uguale a “benvenute”. I tentativi di risoluzione sono stati per ora effimeri o poco realistici (come asterischi o schwa, qui un interessante punto di vista): per un cambiamento concreto, bisogna partire dalla lingua come codice, nel suo lessico e nella sua grammatica, per renderla uno strumento in grado di accogliere tutte le sensibilità.

Adottare un linguaggio inclusivo e selezionare con cura le parole affinché non portino con sé l’ombra di un pregiudizio o di una attribuzione di genere, contribuisce a costruire un confronto più sincero e profondo con le persone, e a cambiare il pensiero e la cultura della società in cui viviamo.

Cominci chi può

Scenari in mutamento, equilibri disgiunti, idee di futuro indefinito. Femminicidi, patriarcato e dissonanza cognitiva. Questo momento storico più che mai ci impone di abbandonare la confortevole indifferenza e adottare un atteggiamento attivo con uno sguardo più umano. Ma come fare? Da dove partire?

La risposta ci è arrivata una sera di novembre in un cinema di Bergamo, dove si sono ritrovate alcune colleghe MULTI. Sul palco l’attrice e regista Kasia Smutniak, sullo schermo “MUR”, il docufilm che racconta del muro lungo 186 chilometri, eretto dalla Polonia sul confine bielorusso per bloccare i flussi migratori provenienti dalla Siria e non solo. Qui il trailer.

"C'è tanta disumanizzazione e noi non abbiamo il diritto di essere disumani". Da qui è partito l’impulso di mettersi a disposizione a partire da ciò che si sa fare. Nel caso di Smutniak, raccontare storie e documentarle, passando per la ricerca delle fonti, l’approfondimento, l’attivazione della rete di conoscenza. Una serata potente, non solo per la tematica, ma ancor più per la dimostrazione concreta di come poter fare la propria parte.

Oltre l’impegno personale, anche quello collettivo. A volte è importante anche solo esserci, unite e uniti, con forza, per lanciare un segnale potente di consapevolezza rivoluzionaria.

Come la partecipazione alla manifestazione contro la violenza di genere del 24 e 25 novembre scorsi. “NON NE USCIAMO” è stato il nostro grido che l’ha accompagnata, nato dall’urgenza di agire, più che commentare. In quel momento c’era bisogno di esserci, di uscire allo scoperto. Mentre oggi è il momento di non dimenticare, di tenere vivo quel sentimento che ha mosso tutta l’Italia e noi con essa.

E allora potremmo partire proprio da lì, da quel maschile sovraesteso, assunto indeterminato del parlare comune, rivedendo il suo “posto fisso” nella lingua italiana, per evolvere la nostra cultura e spostare l’attenzione dal genere - maschile, femminile o neutro - e riportare la centralità sul pensiero.

Forse quello di cui abbiamo più bisogno è di “pensiero sovraesteso”: un invito a non fermarsi all’aspetto formale di genere grammaticale, ma a stimolare chi legge ad approcciare la comunicazione con cura e attenzione, senza automatismi, evitando retaggi culturali obsoleti. Una meticolosità che parte dall’inclusività della parola, ma ne incoraggia in primis il senso inclusivo. Una guida verso una comunicazione accurata e rispettosa, espressione di un approccio umano e virtuoso, di quel futuro di tutti che tutti desideriamo.

Fabbriche Pensanti, Fabbriche Parlanti

Chi mai penserebbe alla fabbrica come luogo di pensiero? Meglio un museo, una biblioteca, una scuola, un istituto di ricerca… Eppure, è proprio nella manifattura industriale che vengono ideati e sviluppati prodotti e componenti che ritroviamo dentro le più svariate applicazioni. E Bergamo e Brescia rappresentano uno degli esempi più virtuosi di cultura industriale. Da qui nasce l’intuizione del progetto “Le Fabbriche Pensanti - Storie di Compassi d’Oro da Bergamo a Brescia”, che ha visto il nostro coinvolgimento fin da subito nella celebrazione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura (il testimone passa ora a Pesaro). Un progetto che ha abbracciato la presenza fisica (mostra e talk), digitale (web e social), scritta (pubblicazione) e parlata (podcast)

Una comunicazione multicodice e multicanale per raccontare l’industria con la creatività MULTI: dal 24 marzo, con l’apertura della mostra a Palazzo della Ragione a Bergamo, e il 20 dicembre, con la conclusione del progetto all’interno dei rinnovati uffici MULTI.

Un’occasione speciale, che ci ha permesso di celebrare la pubblicazione del volume dedicato alla mostra e al progetto, curato da Davide Pagliarini, e in contemporanea l’uscita dell’ultima puntata del podcast “Le Fabbriche Pensanti - I luoghi del design”. Un’occasione particolarmente sentita anche perché si tratta della prima pubblicazione della nostra neonata casa editrice, TUMULTI EDIZIONI, della quale parleremo più avanti!

“Le Fabbriche Pensanti” è stata la prova che parole e linguaggi visivi misti assumono ancora più valore quando sanno divulgare le storie più speciali delle nostre imprese e del nostro territorio.

Semplicemente PMI (ovvero Passione nel Modellare le Imperfezioni)

Il percorso sull’importanza delle parole e del fare ci ha condotto in maniera del tutto naturale a Clusone, dalla Semplicemente Legno, una bottega artigiana specializzata nella realizzazione di pavimenti in legno, porte, scale, rivestimenti e molto altro. Per raccontare un mondo autentico, fatto di manualità e di silenzi, abbiamo dovuto pesare le parole, usarle con sobrietà e chiarezza per esaltare il valore del lavoro manuale. Alla fine, abbiamo scelto queste: “La creatività e la passione guidano le nostre mani artigiane nel lavorare il legno”. Partendo dall’amore smisurato per la materia prima e il territorio con le sue montagne, il titolare Rino Pellegrini ha dato vita a un’attività che, progetto dopo progetto, fa della creatività, della manualità artigiana e del rispetto reverenziale dell’ambiente i suoi marchi di fabbrica. Dal sito, ai social, allo sviluppo commerciale, il viaggio di MULTI con Semplicemente Legno è solo all’inizio!

Impossibile non rimanere affascinati dalla bellezza delle creazioni artigianali e dalla capacità di donare nuovo valore all’anima del legno recuperato da casolari e cascinali abbandonati. La passione di rendere perfette tutte le imperfezioni del legno, lasciando parlare, per una volta, il silenzio di un lavoro ben fatto.

Questione di feeling

Se dovessimo pensare a quali sono le parole più importanti di un’azienda, non avremmo dubbi. Prima della vision, della mission e dei valori, ci sono il suo nome e il suo payoff. E quando un’azienda storica, dal profilo internazionale, giunge al suo 60esimo anniversario, andare a toccare il suo logo e il suo payoff richiede attenzione e responsabilità. Il percorso di rebranding con SCAME, azienda produttrice di componenti e sistemi per impianti elettrici in ambito civile, terziario ed industriale, è cominciato con una dichiarazione aperta: “siamo più di ciò che raccontiamo di noi stessi”.

Un percorso che ha preso forma, giorno dopo giorno, risalendo la Val Seriana per arrivare a Parre, dove tutto è nato. E lungo il processo di assessment, analisi, definizione della strategia di comunicazione, proposte creative e attività da mettere in campo… si è delineata una consapevolezza da dover raccontare: due anime, un’identità, immersa nelle montagne.

Industria e mobilità elettrica, capacità produttiva e ingegneristica, sguardo internazionale e piedi per terra, un rispetto per l’ambiente che, prima di essere dichiarato, è vissuto. E poi la relazione con le persone, clienti e collaboratori, capace di creare sinergie virtuose. Così è nato “feeling connected” e il nuovo logo con la “M di SCAME”, pittogramma multi-significante elevato a manifesto del brand (e qui il concept video).

Oltre la strategia e il pensiero… il senso e il sentimento. Come durante il recente openday della sede di Parre, aperto a collaboratori/trici, famiglie e stakeholder. Un’atmosfera di autentica empatia. C’era feeling e c’era connessione. Brava Stefania per come lo ha spiegato a tutti i visitatori, ci ha commosso. Saranno “solo parole”, ma capaci di grandi cose.

Cose che si sono piaciute

  • Nipoti di Babbo Natale. In MULTI abbiamo iniziato a respirare aria di Natale già dai primi giorni di novembre, grazie a una mail inviata al team dalla nostra Erica, per segnalare l’iniziativa “Nipoti di Babbo Natale” dell’associazione “Un sorriso in più”. Grazie a una piattaforma digitale, il progetto raccoglie dal 2018 i desideri delle persone anziane nelle case di riposo italiane dando così loro la possibilità di scegliere un regalo e farlo trovare sotto l’albero, in RSA. Questa è la magia delle cose semplici!
     

  • Il tempo delle buone notizie. Avrete sicuramente notato le affissioni colorate di rosa e arancione che hanno tappezzato la città: il Festival delle Buone Notizie è arrivato a Bergamo, portando con sé una ventata di positività! 10 speaker con 10 minuti a disposizione per condividere una buona notizia e un pubblico di 500 under30 pronti a interagire con loro grazie ad una live app. Un vero e proprio angolo di positività, creato anche dalla nostra HR Chiara B. che si è occupata della selezione e formazione mentors!
     

  • Notizie da Bontempi. Lei stessa si considera “solo una scienziata dei materiali”, ma la Stanford University l’ha collocata tra il 2% delle ricercatrici più autorevoli al mondo, identificandola come prima ricercatrice italiana nell’ambito dei “Materials”. Stiamo parlando di Elza Bontempi, professore ordinario di Chimica per le tecnologie dell’Università degli Studi di Brescia che negli scorsi giorni ha rilasciato un’interessante intervista a Il Sole 24 Ore dove ha parlato delle sue origini, della sua carriera, ma anche di manifattura e della necessità di cambiamento del sistema italiano ed europeo, di transizione ecologica. Una storia di valore che non potevamo non condividere in TUMULTI. Leggila ora.

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