L’avvicinarsi dell’edizione 2017 di Vinitaly, rassegna di riferimento a livello internazionale nel settore enologico, che si terrà a Verona dal 9-12 Aprile, ci fornisce lo spunto per interrogarci, un po’ per deformazione professionale, sulle opportunità all’estero per il vino italiano.
Andando ad osservare i dati relativi allo scorso anno si nota come l’industria italiana del vino mantenga salda la sua leadership come primo produttore mondiale di vino in termini quantitativi, anche se per quanto riguarda il valore dell’export rimane ancora indietro rispetto alla Francia. A livello Europeo, Inghilterra, Germania e Svizzera si riconfermino i tre principali mercati di sbocco per il vino italiano. Su questi mercati, e in Europa Occidentale più in generale, si registra però da qualche anno a questa parte una flessione dei consumi, in diminuzione annua del 0,2%.
Cambiamenti nello stile di vita e nei gusti del consumatore, le campagne contro l’abuso di alcol e una maggiore attenzione per la salute hanno influenzato la domanda complessiva. Questa flessione non si riscontra invece in Europa Orientale, dove i consumi sono invece in crescita e, tra il 2011 e il 2016 si sono registrati tassi di crescita annua del +0,6% in Romania, del +0,3% in Polonia e del +4,9% in Slovacchia.
Nuove opportunità per i produttori di vino italiani possono essere quindi intercettate in questi mercati, dove l’interesse nei confronti del vino è in crescita grazie al miglioramento degli standard di vita, che contribuiscono a trasformare il vino da bene di lusso, a bene da acquistare e apprezzare con frequenza, facendone salire i consumi.
Inoltre, la mancanza di una significativa produzione nazionale stimola i consumatori a provare vini provenienti da diversi paesi. La scarsa presenza di vini provenienti dal nuovo mondo, lascia inoltre ampio spazio ai produttori europei e italiani.
Le esportazioni di vini provenienti dai paesi dell’Europa del Sud sono in particolare aumentate verso Polonia e Repubblica Ceca registrando rispettivamente aumenti del 9,0% e 1,1%, nel 2015.
Gli importatori giocano quindi un ruolo chiave nel soddisfare i bisogni di un gruppo di consumatori in costante crescita.
Sebbene i volumi generabili non siano paragonabili a quelli dell’Europa Occidentale, sul medio termine, questi mercati possono rappresentare dei target da non sottovalutare per quelle aziende che stanno cercando di ritagliarsi degli spicchi di mercato o di ampliare il portafoglio clienti in aree meno sature rispetto ai mercati tradizionali e verso le quali l’Italia gode del vantaggio della prossimità geografica.
Per seguire gli sviluppi del mercato globale del vino e i nuovi mercati emergenti per i vini europei potete consultare il sito web dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino www.oiv.int.