Che bello trasmettere la tua esperienza ai ragazzi, agli studenti dell’università che devono decidere come investire il loro futuro. Sei chiamata a testimoniare un percorso e ti trovi di fronte 30 facce e 60 occhi che ti scrutano, cercando di capire dai tuoi tratti se sarai uno dei tanti, se il tuo passaggio li lascerà carichi oppure demotivati.
Inizio a raccontare, e parto dalla mia vita, racconto come ho cominciato. E gli racconto proprio tutto fin dall’inizio, parlo delle strade sbagliate, delle vittorie, dell’estero, del lavoro, dei primi progetti, delle paure. Mi ascoltano attenti.
Poi cerco di fare loro capire cosa significa occuparsi di marketing, di internazionalizzazione, quali strani modelli matematici ci siano alla base della nostra profonda conoscenza ed esperienza. Cerco di semplificare, e rivelo la formula magica: guardo dentro, guardo fuori, capisco dove mi trovo e decido dove andare.
Il percorso logico di ogni scelta non istintiva, di ogni analisi che diventi progetto, di ogni progetto che corrisponda ai bisogni delle aziende.
Guardo dentro significa chiedersi: chi sono? Cosa so fare? Come lo faccio?
Guardo fuori vuol dire chiedersi: chi c’è intorno a me? Cosa sanno fare? Come li organizzo?
A questo punto, compreso quale posto occupo, forte delle mie rinnovate consapevolezze, decido quale percorso intraprende e con quali mezzi.
Ci siamo, i ragazzi annuiscono, in alcuni casi sorridono, forse mi prendono in giro, forse pensano che li stia ingannando. Oppure credono che non sia possibile tirare a campare con un modello così semplice, che semplice in realtà non è: non devi smettere un giorno di crederci, non devi smettere un giorno di lavorarci, di spingere, di avere sete di novità.
Il tempo dedicato a trasmettere agli studenti la mia esperienza, è forse il più importante e delicato di tutta la mia settimana lavorativa. In contatto con materia prima fresca, plasmabile, eccitabile, pronta ad ogni sfida se c’è qualcosa per cui rischiare.
Devi solo essere te stessa, non devi fingere: mostrare la tua esperienza, il tuo esempio è l’unica vera lezione che puoi impartire. Una scuola fatta di racconti esemplari, veri, sarebbe una scuola “modello”.