Storia di Laura Zatti
raccontata da sé stessa

10. IL CORAGGIO ROSA

Le donne che hanno cambiato il mondo
Le donne che hanno cambiato il mondo – ha detto Rita Levi Montalcini – non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla, se non la loro intelligenza.
Da oltre 15 anni lavoro in un settore industriale tradizionalmente maschile, la lavorazione dell’acciaio. Ma sempre più ragazze escono dai Politecnici, e l’automazione facilita l’ingresso delle donne anche in quel “regno maschile” che è l’officina.
L’approccio femminile è necessario per cambiare il mondo. Due anni fa, nel corso di un meeting a Berlino, annunciando la nascita di Pink Profiles, la community delle “donne d’acciaio” che abbiamo creato sull’esempio di WiT (Women in Titanium) ho dichiarato: “Il futuro è rosa”. Molte cose sono cambiate in questi decenni, ma la nostra strada è ancora in salita. Basti pensare che oggi soltanto 23 delle 500 maggiori imprese americane hanno un CEO donna. Erano 32 nel 2017. Nell’ultimo anno abbiamo “perso” aziende come Campbell Soup, Hewlett Packard e Avon. Soltanto General Motors e Hershey hanno sia il CEO che il CFO, il direttore finanziario, donna. Ci sono ancora molti ostacoli da superare. Ne cito tre:
1) Tokenism, il fenomeno dell’inclusione di facciata, strumentale, che riguarda le minoranze etniche, ma anche le donne.
2) “Think crisis, think female”, la tendenza a puntare sulle donne per i ruoli di direzione soltanto nei periodi di crisi.
3) The glass cliff, la scogliera di vetro, indica la facilità con cui una donna giunta al vertice possa cadere (leggi: essere fatta cadere) al minimo errore.

La mia storia è semplice
Sono nata e cresciuta a Lumezzane, piccola-grande capitale della metallurgia lombarda. Ogni casa un’officina. Fin da bambina ho sempre avuto fame di libri. Volendo essere autonoma, negli anni del liceo e dell’università ho fatto la baby-sitter, l’insegnante di italiano per stranieri e di inglese per italiani. Il sabato lavoravo nel negozio dei miei.
Dopo la laurea i miei primi soggiorni di studio all’estero: a Bournemouth, nel Dorset, a Ludwigsburg e a Darmstadt, in Germania. Poi un master in strategia d’impresa a Bergamo, dove scopro MULTI. Subito affascinata da questa manager di spalle larghe e ampie vedute. Colloquio, assunzione. Un giorno a un meeting di un gruppo industriale settore acciaio accade che le mie competenze linguistiche e l’approccio interculturale, per una serie di circostanze, si rivelano utili e decisive.
Oggi, dopo una MBA al Politecnico e una lunga gavetta, di quel Gruppo sono diventata Corporate Development Manager. Mi alzo ancora alle 4, come quando andavo a sciare con mio padre, ma per volare a una riunione nella Ruhr o nello Shandong. Da sola, con il CEO, in team. Cessioni, fusioni, acquisizioni, negoziazioni. Trattative serrate, segrete, mai semplici. Referenti diversi, grandi gruppi, società multinazionali, enti statali, associazioni, organismi internazionali. Russi, ucraini, americani, tedeschi, cinesi, italiani, indiani. Superare le differenze culturali, linguistiche, di genere.
Uomini impreparati a confrontarsi con una donna in ambito lavorativo, spesso incapaci di guardarti negli occhi. Penso al grande industriale 70enne, un barone dell’acciaio tedesco, che vedendomi unica donna, e giovane, mi chiede di portargli un caffè: e resta poi basito quando gli dicono che l’incontro sarebbe stato coordinato da me.

Il coraggio rosa
Mi considero una manager “normale”, con in più la capacità di reggere bene anche la sfida “maschile”, tipica nei paesi dell’Est e del Far-East, delle trattative con brindisi, per stroncare la controparte, bevendo vodka in bicchieroni come fosse acqua con gli ucraini o ganbei dopo ganbei in Cina. Nel mondo delle partnership est-ovest il manager non può essere astemio. Ma può essere donna.
Non so se ho risposto alla domanda MULTI sul coraggio nella mia storia e nel mio lavoro. Gli obiettivi sono ambiziosi. Portare innovazione e sostenibilità nel manifatturiero, assumersi la responsabilità di migliaia di posti di lavoro, che sono migliaia di famiglie. E dunque lavorare senza sosta, consapevole di dover sempre fare di più, dare di più. Uscire dal vittimismo, ma senza cadere nel protagonismo. Alla fine è questo il coraggio rosa.

MULTI
#coraggiodavendere

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